l'america dentro interno di una casa di bamboccione Ha 30 anni ma nella sua vita il tempo trascorre in modo del tutto personale. Di lei dicono che vive sotto una campana di vetro, e da lì non si è mai mossa. Passa interi pomeriggi a casa, a Natale guarda ancora sotto l’albero. Naturalmente, non ha un lavoro. Naturalmente, vive a casa dei suoi genitori. La sua stanza, la stessa da quando era bambina, non è solo il rifugio di un’esistenza in solitudine, ma anche il punto di partenza per irreali viaggi nel tempo e nello spazio. Allora pensa di essere una reginetta americana degli anni Ottanta. Intrattiene conversazioni immaginarie coi suoi idoli. Riapre gli armadi dei suoi scheletri. Tanto la sua stanza è fatta di ovatta: dentro la vita è solo immaginata, fuori tutto si consuma e si rovina. La sua stanza è una campana di vetro. Puoi trovare delle conclusioni diverse, più piacevoli, per quello che ti è successo. Immaginare una vita reale, rimanere al di qua del border line. O andartene per sempre. c'eravamo abbastanza amati Due ragazzi americani che si sono amati, si rincontrano un giorno sulla Striscia di Gaza. Uno sta cercando di avere un appuntamento con un palestinese conosciuto via facebook. Il palestinese è innamorato dell'altro. L'altro è ancora innamorato di quello innamorato del palestinese. Sembra una fine. Il muro di Gaza chiede alle persone di scomparire. I personaggi si trovano in una linea di confine, tra la vita e la morte, di fronte a un blocco di cemento alto 8 metri che -dicono- gli Ebrei hanno costruito anche di notte, e non possono aver fatto tutto da soli, devono averli aiutati gli Americani. Occorre accettare la perdita per sempre perchè quel luogo non è ulteriormente oltrepassabile. E forse anche se rimani dalla tua parte dai fastidio. saluta. saluta. saluta. Volendo fare un'esperienza di separazione (apartheid sentimentale) ambientata nel luogo di ogni separazione. |
SCRITTURA E MESSA IN SCENA: CAROLINA BALUCANI E GIUSEPPE ALBERT MONTALTO LUCI: EMILIANO AUSTERI E FABIO TOMASELLI CONSULENZA ARTISTICA: RUTH HEYNEN, MATTEO BAVERA, MARCO PLINI, ROBERTO RUGGIERI, MOTUS VINCITORE PREMIO GIOVANI REALTÀ DEL TEATRO NICO PEPE SEZ. BIANCO E NERO PRODUZIONE INDISCIPLINARTE TERNI E FONTEMAGGIORE PER TEATRI DEL TEMPO PRESENTE ORGANIZZAZIONE: MARCO BETTI SCRITTO DA CAROLINA BALUCANI E GIUSEPPE ALBERT MONTALTO CON LA COLLABORAZIONE DI ANDREA COLLAVINO E FRANCESCO BOLO ROSSINI IN SCENA: ANDREA COLLAVINO, FRANCESCO BOLO ROSSINI PERFORMER: LUCIA DI PIETRO |
DI CAROLINA BALUCANI
CON CAROLINA BALUCANI REGIA MARCO PLINI LUCI FABIO BOZZETTA SUONO FRANCO VISIOLI ASSISTENTE ALLA REGIA THEA DELLAVALLE CONSULENTI ALLA DRAMMATURGIA GIUSEPPE ALBERT MONTALTO, COSTANZA PANNACCI TECNICO LUCI: GIACOMO AGNIFILI ORGANIZZAZIONE: ELENA MARINELLI PRODUZIONE TEATRO STABILE DELL’UMBRIA SI RINGRAZIA L'ASSOCIAZIONE DEMETRA / CENTRO DI PALMETTA |
thyssen
Un operaio ha scelto l'esubero volontario nell'ambito dell'accordo Ast Terni; vive in piscina, in un’eterna vacanza, una situazione apparentemente ideale, finalmente un posto sicuro lontano dai pericoli della fabbrica. Ma dietro ogni proiezione idilliaca si cela il disinganno, e lo spettacolo scava nella storia, nel personaggio e nelle dinamiche datore di lavoro/operaio. “Carolina Balucani affronta l'argomento da una angolazione specifica, emotiva, quasi privata, e sorprendentemente, attraverso la sfera affettiva, sembra scavalcare le drammatiche vicende di una fabbrica in crisi per interrogarsi sulla condizione dell'uomo che, perdendo il lavoro, perde la sua identità così come avviene quando si viene abbandonati da un grande amore ferocemente atteso.” Marco Plini |
LA REGINA COELI
di Carolina Balucani in scena Matteo Svolacchia foto collaborazione alla drammaturgia Michele Tomaiuoli Matteo Svolacchia suono contributi alla stesura definitiva di Giacomo Agnifili Michele Bandini Costanza Pannacci luci Francesca Kansas Zappacosta Emiliano Austeri tutor per la drammaturgia regia Massimo Sgorbani Carolina Balucani con il sostegno di Premio Tuttoteatro.com alle Arti Sceniche “Dante Cappelletti” NDN - Network Drammaturgia Nuova Corsia OF - Centro di Creazione Contemporanea SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE “DANTE CAPPELLETTI” 2017 PROGETTO FINALISTA DI NDN - Network Drammaturgia Nuova SOGGETTO Un ragazzo di trent’anni viene arrestato in un parco e portato in carcere. In cella immagina di essere Gesù per poter reincontrare la sua mamma. La Madonna, a differenza delle altre mamme, può apparire dove vuole, anche in prigione. Gesù e la Madonna si incontrano. Alla fine del gioco Gesù muore. NOTE DI REGIA La nostra storia è ispirata alle vicende di giovani ragazzi morti in carcere ed è dedicata alle loro madri.Nessuna madre dovrà più credere che suo figlio sia caduto dalle scale, sia morto di tremori, emorroidi, sia stato giustiziato perchè tossicodipendente o piccolo spacciatore. Il protagonista del monologo è un ragazzo di borgata, che si paragona a Gesù e fantastica di esserlo.Il suo linguaggio è sporco, lontano da un italiano corretto.La figura di Gesù a cui si riferisce il protagonista è mutuata dall’immaginario popolare cattolico delle statuette e dei crocifissi. La religione cattolica, rasentando il feticismo, impone da sempre come valore la sofferenza della Madre e quella del Figlio. La Madonna è predestinata al pianto e Gesù è inevitabilmente condannato al sacrificio.L’ispirazione per la messa in scena del testo attinge all’iconografia popolare di Gesù e della Madonna. L’attore in scena recita entrambi i ruoli. I luoghi e gli oggetti suggeriti per la messa in scena. Un campo d’erba in bianco e nero, che rimanda al parco, luogo deputato - nella nostra storia, all’arresto. Questo perché il campo d’erba- parco è il luogo dove si è “fermata”per sempre la vita delprotagonista.Nella parte finale del testo il campo d’erba assume il significato di cimitero, e sarà a colori. MATTEO SVOLACCHIA Perfomer, regista e autore. Frequenta laboratori di teatro e cinema sin dall’età di 15 anni. Prende la maturità classica con una tesina collegata al Marxismo su “Uccellacci e Uccellini” di Pier Paolo Pasolini. Frequenta per tre anni il Conservatorio di Perugia, suonando il Clarinetto. Non si diploma ma continua lo studio personale e suona in alcune jam sessions durante Umbria Jazz, al fianco, tra gli altri, di Cristiano Arcelli e Giacomo Tosti Giacobazzi. Si diploma all’Accademia MUMOS diretta da Gastone Moschin e da Marzia Ubaldi e continua la sua formazione con una serie di incontri di alta formazione con, tra gli altri, Jurij Alschitz, Danio Manfredini, Massimiliano Civica, Francis Pardeilhan, Jared McNeill, Matteo Tarasco, Roberto Biselli, Valerio Amoruso, Sabine Van Der Steur. Parallelamente porta avanti lo studio della danza contemporanea assieme a Loris Petrillo, Arianna Cianchi, Paolo Benedetti, Roberto Zappalà, German Allue Jauregui. Nel 2008 fonda (assieme a Massimiliano Burini, Arianna Cianchi, Daniel Anton Taylor, Daniele Aureli e Amedeo Carlo Capitanelli) la compagnia Occhisulmondo (www.occhisulmondo.org) con la quale inizia un’indagine sul linguaggio del corpo e sul significato del movimento nello spazio, attraverso lo studio delle azioni e dei processi emotivi. Il personale percorso di ricerca della Compagnia si orienta in modo trasversale su piani differenti: lo spazio, il corpo e la drammaturgia. Negli anni la compagnia incontra diversi maestri per uno studio costante e fonda proprio sul gruppo e sull’ascolto reciproco le basi per la sua crescita professionale. Il continuo lavoro di autori e attori e (primi) spettatori è quello che caratterizza il processo produttivo di compagnia, continuamente alternandone le figure. Per Occhisulmondo, partecipa come attore in cinque produzioni, in tre curando la drammaturgia e regia video e in due come co-regista. Nel 2012 dirige, assieme a Daniele Aureli, “Quando c’era Pippo” (ispirato alla storia di Giulia Re, staffetta e partigiana), con il quale arriva in finale al Premio Scenario Infanzia 2012 e dal quale è stata editata la prima drammaturgia della compagnia. Nel 2014 dirige, assieme a Massimiliano Burini e Giulia Zeetti, “Greta la Matta” (ispirato all’omonimo romanzo di Carll Cneut e Gert De Kockere), con il quale vince la Menzione Speciale al Premio Scenario Infanzia 2014. E’ Trainer Teatrale per progetti di Youth in Action ed Erasmus+ in Armenia, Georgia, Ucraina e Polonia. Ha all’attivo due cortometraggi come sceneggiatore e regista. Il primo ispirato alla novella di Pirandello, “Effetti di un sogno interrotto”. L’altro ispirato alla canzone di Fabrizio De Andrè, ”La ballata dell’amore cieco” e al testo teatrale di Jean Richepin “La pania”. Nel cortometraggio, Marzia Ubaldi partecipa come voce narrante e regala i diritti della canzone “La ballata dell’amore cieco”, incisa da lei nel 1967 ancor prima della versione di De Andrè. Il testo Regina Coeli, esperimento di scrittura scenica in collaborazione con Carolina Balucani, è tra i cinque finalisti del concorso nazionale NdN Nuove Drammaturgie Network ed è stato pubblicato dalla casa editrice Editoria e Spettacolo. E’ attore nel progetto La Regina Coeli che ha vinto la dodicesima edizione del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2017, scelto tra nove progetti di spettacolo giunti in finale e mostrati al Teatro India. La giuria composta da Roberto Canziani, Gianfranco Capitta, Massimo Marino, Simone Nebbia, Laura Novelli, Attilio Scarpellini e Mariateresa Surianello (direttrice e ideatrice dei Premi), e presieduta da Paola Ballerini. RASSEGNA STAMPA | La Regina Coeli SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE “DANTE CAPPELLETTI” 2017 La giuria, presieduta da Paola Ballerini, ha dato le seguenti motivazioni per la scelta del vincitore: “Per l’unione tra una scrittura drammaturgica densa e una partitura attorale estremamente consapevole, in grado di rispondere alla complessità del testo con un processo di incarnazione intimamente legato al senso figurale dell’opera; per la capacità, inoltre, di trasfigurare, attraverso un ricorso all’immaginario religioso popolare, la peggiore di tutte le violenze, e cioè l’abuso di potere che si estremizza fino al tradimento dello Stato, evenienza di ordinaria ingiustizia, che la cronaca continua ad imporre sulla nostra contemporaneità”. |